Prodotto di punta dell’esportazione vinicola italiana nel mondo, il Prosecco ha vissuto negli ultimi anni (e sta tuttora vivendo) una crescita a livello globale. Oltre ad essere in assoluto il vino ad oggi più esportato all’estero, nel 2014 ha superato per la prima volta lo Champagne per numero di bottiglie commercializzate a livello mondiale.

Incontrastato re degli aperitivi e fresco compagno di innumerevoli serate estive, il Prosecco gode certamente di una fama tale da far sì che molti si ritengano ormai esperti del prodotto: nel nostro perenne lavoro di ricerca nel mondo del vino abbiamo però incontrato due particolarità legate al mondo del Prosecco che (forse) anche i più appassionati non conoscono.

 

Il Prosecco DOC del… Piemonte

Prosecco è per qualsiasi appassionato sinonimo di nord-est italiano, con particolare riferimento a Veneto e Friuli: per tutelare l’importante patrimonio culturale e imprenditoriale rappresentato dal Prosecco, infatti, dal 2009 è stata introdotta la Denominazione di Origine Controllata (DOC) che definisce la produzione in Friuli Venezia Giulia e in cinque province venete. Zone quali Conegliano Valdobbiadene e Asolo (le uniche due ad aver ricevuto la denominazione DOCG e a potersi fregiare della menzione di Prosecco Superiore) così come la collina di Cartizze (inclusa nella zona della Valdobbiadene) hanno dato il loro nome ai più noti e probabilmente ai migliori prosecchi italiani.

 

Eppure, quando nel 2009 il Comitato Nazionale Tutela Vini si riunì a Roma per esprimersi favorevolmente alla proposta di riconoscimento della DOC Prosecco, si decise di salvaguardare la possibilità di elaborazione vini spumanti e frizzanti anche in aree differenti da quelle di produzione delle uve. Per questo motivo, un’importante produzione di Prosecco avviene in Piemonte, in particolar modo nel Monferrato: nell’anno del riconoscimento si parlava di oltre 20 milioni di bottiglie, il che rappresentava circa il 25% della produzione italiana. In questo modo furono riconosciuti e tutelati gli sforzi e gli investimenti da parte di numerose aziende piemontesi, che hanno contribuito allo sviluppo, alla produzione e alla commercializzazione di questo vino.

 

Diffidate dalle imitazioni

A volte, anche per gli operatori del settore, non è semplice districarsi tra molteplici sigle, quali IGT, DOC e DOCG: tutti passaggi ai quali lo stesso Prosecco è stato sottoposto, al fine di tutelarne il nome. Oggi, grazie al lavoro di tutela svolto dagli organi competenti, sono in vigore norme che limitano la possibilità di utilizzo del termine prosecco da parte di produttori non iscritti al disciplinare: per questo, ad esempio, i produttori del tradizionale vino dolce dalmata chiamato Prošek hanno dovuto adattarsi e cambiare nome.

 

Tuttavia, la fama di questo prodotto italiano nel mondo ha spinto numerosi produttori (anche in località decisamente esotiche) ad adottare questa denominazione, senza che nessuno possa impedirlo, nel caso di cantine lontane dal territorio europeo. Per questo motivo, in Brasile viene prodotto e commercializzato il Prosecco Garibaldi, in Australia apprezzano il Prosecco Vintage e il Redbank Prosecco. Sia che dietro queste denominazioni vi siano emigrati italiani che esprimono così la nostalgia per la loro terra, sia che si tratti di trovate dal mero fine commerciale, le differenze a livello di know-how e in particolar modo di terroir tra il nord-est italiano e il resto del mondo fanno però sì che il vero Prosecco possa essere prodotto solo nelle terre in cui è nato.

 

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Fonti
https://www.newsfood.com/piemonte-e-stata-riconosciuta-la-doc-per-il-prosecco-salvaguardate-anche-le-aziende-del-territorio/

https://www.gamberorosso.it/notizie/articoli/prosecco-piemonte-contro-veneto/

https://www.milanowineshop.it/10-curiosita-sul-prosecco/